Letterina (aperta) di Natale
Caro Ciclista Bambino.
Oppure.
Caro Babbo Ciclista.
Oppure.
Caro Gesù Ciclista. No, questo non va bene perché pare una bestemmia, come mi fece osservare il prete in prima media che mi chiedeva da che parrocchia venissi e io gli risposi frettolosamente da quella del Gesino Bambù.
Vabbè.
Caro Natale del Ciclista,
tu che vedi tutto e tutto sovrintendi nel mondo delle due ruote silenziose, accetta questa umile richiesta a nome di tutto il team che ho la fortuna di condurre, amministrare e coordinare. Non si tratta di una supplica per ottenere cose materiali che a quelle ci pensa la carta di credito. Telai da meno di un chilogrammo, ruote a scorrimento permanente su cuscinetti di nuvola, selle ricoperte con l’epidermide dei glutei degli angeli, scarpe leggere come le ali della fata turchina. Sono tutti miracoli tecnologici ottenibili con la nostra Visa o Mastercard o, ancora meglio, di qualcun altro.
No, noi desideriamo cose per le quali ci vuole un potere speciale e soprannaturale che solo tu caro Natale sei in grado di esercitare per permetterci di praticare quel movimento tondo lento e pesante o agile e frenetico che ci fa stare bene e in pace con tutto il mondo sprigionando endorfine come le ciminiere dell’Ilva con i fumi tossici.
Per primo fa che la nostra compagna di vita, la nostra metà, la progenitrice dei nostri figli, alla quale, per altro, mai nascondemmo la nostra passione per il ciclismo, non ci ricatti tutte le volte che rivolgendoci a lei: “Tesoro, esco due orette, al massimo tre, a fare un giro in bici!” ci risponda a mitraglietta: “Ma caro vai, vai pure e chi te lo proibisce?” Che lo sappiamo cosa si nasconde dietro questa locuzione. Intanto caro non sta per amato, adorato, diletto, ma è semplicemente l’abbreviazione di carogna e poi devi purgare (che camicie nere con l’olio di ricino levatevi) week-end interi a spingere carrelli di tutte le Ikee della regione; visite quotidiane alla mamma (la sua, per noi la pseudo-suocera); giri per tutta la città e per tutta la settimana per portare la figliolanza a palestra, danza, nuoto, ippica, catechismo, buddismo e ateismo; condurre a pisciare ogni due ore il cane, il gatto e pure il canarino che chi l’ha mai visto fare pipì.
Poi per seconda cosa, caro Natale, fa che il tempo non sia contraddittorio. Non ti chiediamo che non piova mai, che non ci sia mai vento, che non faccia mai freddo, ma almeno che del meteo ci siano dei pronostici coerenti e affidabili. Se dice che c’è il sole che sole sia; se deve piovere che piova; se deve tirare vento che tramontana sia. Previsioni meteo e non frottole del tempo. Abbiamo già poche ore per noi, se poi lo sprechiamo con false partenze, guai! E soprattutto… se tutta la settimana c’è stato il sole che Sahara spostati, non fare che sabato e domenica per uscire di casa ci abbisogni l’arca di Noè.
Ultima implorazione. Così come mi devi far rincontrare l’automobilista incazzoso, quello che dal finestrino mi urlò: “Sul marciapiede devi andare!” che devo rispondergli: “Sì, bravo così incontro anche tua sorella!”; tienici lontano quello che già parte alla mattina con un quarto d’ora di ritardo e ancora prima di avviare il motore ha già suonato il clacson, quello che ti fa il pelo al polpaccio, quello che ti sorpassa e poi gira a destra senza mettere la freccia, quello che apre la portiera senza guardare dietro, quello che esce alla cieca dal parcheggio in retromarcia che intanto se arriva qualcuno suona e tu non hai neanche il piffero.
Insomma lungi da noi il pronto soccorso e se proprio una visitina ce la dobbiamo fare, caro Natalino mio, poi pensaci tu a telefonare a quella meraviglia del primo punto.
a cura di Giorgio Fronduti
admin