Una giornata così bella che sembra sia stata scritta da qualche autore di libri per bambini. Come una di quelle storielle in cui vedi la nuvoletta che minaccia piccole catastrofi, ma che poi durante la storia si riscopre in parte buona e lascia spazio al cielo azzurro. Infatti la prima cosa positiva è legata al meteo, che se ne è fregato delle previsioni e dei babbioni di meteorologi studiati di cirrocumuli, e si è presentato con un cielo terso e una temperatura mite senza vento già dalle 5 di mattina, orario in cui i parcheggi iniziano a popolarsi. Capito che anche i manicotti sarebbero rimasti in auto, c’è giusto il tempo di incontrarsi a scambiare qualche chiacchiera e una foto, e poi via dritti in griglia, purtroppo non tutti insieme davanti come quell’anno perfetto in cui oltre una dozzina di buraci si iscrissero insieme ancora in inverno, finendo in gruppo in prima griglia.
Sono le sette in punto, è ora, e dopo le solite raccomandazioni etiche, una legata alla prudenza in sella, e l’altra legata all’ecologia e al rispetto di luoghi così belli da preservare dalle solite cartacce e rifiuti “lasciati cadere”, si parte. E si capisce subito che la sicurezza come al solito viene garantita laddove il ciclista proprio non ci vuole sentire. La forte strettoia del cartellone di partenza evita brutti ingorghi negli stretti e pericolosi tratti di tangenziale duecento metri dopo l’inizio. Incroci ben presidiati, discese segnalate e moto dell’organizzazione sempre in allerta. Gruppi controllati al movimentato ingresso in città. Ristori ben riforniti anche all’arrivo e cura dell’ambiente con ecozone dedicate alla comoda raccolta dei rifiuti dei ciclisti. Dobbiamo sempre ricordare che siamo ospiti dei luoghi in cui sfrecciamo, e inquinarli significa non rispettare natura e abitanti. In val Taleggio è stato esposto un cartello che recitava “la val taleggio non vuole la gf gimondi”. Magari è poco, ma personalmente trovo fondamentale che tutti i partecipanti tengano un comportamento rispettoso della natura, e mi è sempre piaciuto vedere ciclisti che interagiscono con gli spettatori dei centri abitati dando spettacolo, siano dei vecchietti che osservano il mondo dalla porta di casa, siano dei bambini che sognano di essere come quegli eroi che vedono in sella a bici scintillanti. Ricordo anni fa lo striscione che passando per Gaverina incitava i partecipanti, con mezzo paese per le strade ad urlare.
Ma passiamo alla gara, in cui Moreschi, Fapanni, Grasselli, e La Mantia chiudono il percorso corto con buon passo, solo quest’ultimo incappa in un problema tecnico che lo rallenta. Sul medio Beltrami perde una decina di minuti rispetto all’anno scorso e Caforio invece ne guadagna una dozzina, tempi che mostrano e dimostrano chi prende sul serio gli allenamenti e chi si allena per altro. Tammaro si è sempre contraddistinto per superare tutti quando c’è salita e per le tasche deformate della maglietta, cariche di cibo. È così forte, ignorante e veloce da fare un buon tempo sul lungo, e avendo già mangiato i panini di una comitiva di bimbi scout, salta addirittura il pasta party.
Ma alla fine l’importante è che abbiamo partecipato ad una giornata organizzata alla perfezione, e nonostante questa perfezione sia quasi monotona e scontata, ci siamo divertiti come meglio sappiamo, sempre con il vento in mezzo alle orecchie.
a cura di Claudio Beltrami
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