La più importante, lo sanno anche i muri è l’altezza del cavallo, non quello a 4 zampe, ma la misura da terra al perineo determinata da scalzi, ben eretti e con le gambe leggermente divaricate. Questi centimetri moltiplicati per 0,885 danno la quota dal movimento centrale al punto che rappresenta il centro anatomico della sella. Poi c’è la lunghezza delle braccia, la larghezza delle spalle e il posizionamento delle tacchette rispetto al proprio numero di scarpa. Persino la larghezza delle chiappe vi prendono se andate da un ottimo biomeccanico. Tutto questo conta eccome per stare comodi, senza fastidi e doloretti, le ore che ci permettiamo di passare con la nostra bella di turno.
In bicicletta in quanto a misure nemmeno Rocco Siffredi può stare tranquillo specialmente da quando i telai li fanno di 4 taglie e stop ed è il ciclista che si deve adattare al telaio e non viceversa. Per di più mo’ ci sono i manubri integrati e non hai nemmeno quei piccoli margini per eventuali correzioni. Neppure si può più ruotare il manubrio, mannaggia! E questo per rubare mezzo watt in aereodinamica quando poi (vedi il sottoscritto) c’hai la panza come un’anguria!
Anche Stefano ha preso bene le misure e domenica ha girato sul corto non azzardando a fare gara sul lungo durante il quale la pioggia si sarebbe potuta tramutare in neve e metterlo in difficoltà. Ma è stato prudente o sta già mettendo nel mirino quello che per lui rappresenta l’obbiettivo dell’anno: la Maglia nera? Bravo SVice comunque!
A cura del PRES Giorgio F.
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