Granfondo Gavia e Mortirolo. Due salite che solo il loro nome ti ricorda la fatica, il sudore, il caldo e il freddo, il 16% e la galleria non illuminata in un ambiente di alta montagna quasi ostile, o i 32 tornanti contati al contrario con boschi così accoglienti da non lasciarti respirare con le pendenze vicine al 20%. Due nomi evocativi di imprese di grande ciclismo, interamente chiuse al passaggio di auto e moto per un giorno (alcune a dirla tutta sono riuscite a passare i controlli fingendo di essere dei “locali” o facendo pietà perché sarebbero arrivati in ritardo al loro giro in moto e polenta, ahiahi...). E chi ha coraggio da vendere ci aggiunge il passo di Santa Cristina, piccolo e più lieve da affrontare rispetto ai precedenti ma bastardo come pochi sulle gambe di chi ha già percorso 150 km... proprio sul percorso lungo da 170 km il nostro Colò fa i numeri, e si classifica in una magnifica 40esima posizione, un risultato che gli permette di consolidare la prima posizione nel tdg, e di farci sanguinare le mani per i fragorosi applausi che merita la sua impresa. Beltrami chiude per la prima volta un percorso così impegnativo e lungo (a dire il vero è considerato un percorso medio, ahimè) senza soffrire crampi o dolori muscolari da quasi totale assenza di preparazione, e gestendo bene le forze sulle montagne di casa riesce a godersi col sorriso tutto il percorso dal primo all’ultimo km. Conoscenza delle salite e del percorso che è mancata invece a Caforio, da qui il titolone dell’articolo su suggerimento del Pres, che comunque a quel guascone vuole un gran bene. Il simpatico Caforio non ha infatti studiato il percorso prima della partenza e una volta raggiunto il Gavia si è reso conto di aver sbagliato di grosso e che per fare il corto avrebbe dovuto girare 30km prima e scalare il Mortirolo da Monno... Capito quanti km mancavano, con un Mortirolo da Mazzo ad attenderlo, ha ceduto all’idea di girare il mezzo e tornare indietro, rendendo vana qualsiasi fatica perché pur tagliando il traguardo, il percorso Caforio non è considerato valido. La beffa è che gli è pure toccato scalare il passo dell’Aprica da Edolo, che seppur semplice è una bella salita di 15 km. Oltre all’incalcolabile simpatia e alla pirlitudine del gesto e dello scarso studio al percorso, mi sento felice per lui che nonostante tutto si è fatto un bel giro in bici e ha scalato il Gavia, che sinceramente, tra le tre salite di giornata, è quella davvero imperdibile. Parlando un po’ di questa domenica, partirei ringraziando il meteo, che in gare così rischia di essere il primo avversario. Invece, da bravo alleato delle due ruote si è presentato come giornata dal cielo terso dall’alba fino alla partenza delle 7.30, per poi presentare qualche nuvoletta di passaggio che tanto migliora le fotografie, e poi rannuvolare maggiormente la Valtellina al passaggio degli ultimi, cosa che forse avrebbe potuto fare prima visto che il mortirolo è cocente sotto il sole nei km non coperti dal bosco.
Il ciclismo poi si sa, è fatto di passione, fatica e chiacchiere sulla preparazione, l’alimentazione e sulla gara. Tante persone divertite, tanti stranieri, tanta festa e tante chiacchiere amichevoli. Chiacchiere a volte anche un po’ lamentose visto che alcune persone che del ciclismo amatoriale hanno capito ancora poco, si sono lamentate della partenza a velocità controllata per limitare la foga in una discesa pericolosissima ad inizio corsa, non capendo che con tale scelta veniva garantita anche la loro sicurezza. Non voglio soffermarmi sulle idee strampalate che ho sentito per migliorare l’evento, ma spero che queste vengano poste all’attenzione di Mevio, gli strapperebbero sicuramente una buona risata. La sicurezza è stata garantita su tutto il tracciato, a parte qualche moto che non so come sia riuscita ad intrufolarsi sul Gavia, forse scortata dall’organizzazione. Strade pulite sul Mortirolo, incroci ben presidiati e ristori ben forniti con personale allegro. Solita nota negativa l’abbandono di carte di integratori e plastiche di barrette, involucri del peso di uno o due grammi che tanto rovinano aerodinamica e pesano nelle tasche di alcuni. Santa polenta, i rifiuti trovano spazio solo in tasca o nei cestini già in città, figurarsi per strada su di una statale immersa nel verde, incredibile davvero che non tutti rispettino un parco nazionale importante come quello dello Stelvio.
Vabbè, scambiate quattro chiacchiere con dei partecipanti inglesi, americani e olandesi, sempre pronti al sorriso ed estasiati dalla bellezza del paesaggio, uno dei momenti più divertenti è stato vedere due bimbetti prodigarsi a consegnare fogli di gazzetta ai ciclisti per coprirsi la pancia nella lunga discesa dal Gavia, divertiti e impegnati come non mai. Peccato che a me sia stata consegnata l’unica pagina politica della gazzetta.
Una giornata stupendamente epica, di quelle da rivivere anno dopo anno.
A cura di Claudio Beltram
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