Mi lascio convincere da un collega e mi iscrivo ai 44° Campionati Interautostradali di Ciclismo, organizzati per i dipendenti e pensionati delle concessionarie autostradali italiane. Quest'anno si gareggia in Maremma, con base a Castiglione della Pescaia, in un campeggio tra le pinete costiere.
Mi iscrivo a tre prove (cicloturistica, crono a squadre e prova in linea), compatibili con i miei impegni e distribuite su due giorni, cui si aggiungono altri due giorni di viaggio. Le gare invece durano tutta la settimana. Alcuni compagni si alternano, come me, altri fanno tutte le prove.
Alloggiamo in quattro in un bungalow sotto i platani, districandoci tra biciclette, divise appese e asciugamani mai completamente asciutti, instaurando un piacevole cameratismo che travalica ruoli e inquadramenti aziendali.
Altri compagni di squadra sono arrivati il giorno prima e li conosciamo in sala gare la sera dell'arrivo, pianificando i gruppi per la crono del giorno seguente.
Con le squadre delle altre concessionarie si parla poco e si osserva tanto: forma fisica, etá, gambe, con o senza famiglia. In tutto circa 60 iscritti. Un sonno disturbato da una insolita agitazione mi coglie, non prima di aver visto la sintesi della tappa del Giro.
Per la Cicloturistica di lunedì mattina partiamo in quattro, tardi e perdiamo i compagni di squadra. L'obiettivo è il timbro a Grosseto entro le 12 e lo centriamo, seppur deviando dal percorso proposto per provare il tracciato della crono pomeridiana. Prendiamo punti e facciamo una bella foto, schierati, in piazza Dante. Al ritorno in campeggio se ne sono andati i primi 80Km. A pranzo, complice la pensione completa con servizio a buffet, mi si apre lo stomaco come in adolescenza e faccio due giri di tutto.
Per la crono a squadre del pomeriggio ci dividiamo in 3 gruppi e, come da bambino ai giardinetti, finisco nel terzo gruppo. Siamo in sei. Due si staccano nei primi 100m e in due ci diamo il cambio per tenere a ruota, ben coperti, gli altri due. Copriamo i 10km ai 28 di media e prendiamo punti anche noi. I primi due gruppi fanno primo e secondo, con medie decisamente più energiche.
La mattina del martedì, dopo una notte decisamente più agitata, ci scaldiamo per 20km fino alla partenza della gara in linea: un circuito di 28km da percorrere due volte in senso orario.
Ci allineiamo dietro alla macchina del Direttore di Gara, che da partenza lanciata in discesa. Subito a 45 all'ora in gruppo, con una bella curva secca a fine discesa. Per ora tutto bene. Il primo giro va via veloce, attorno ai 40 di media, con la nostra squadra che guida il gruppo. Al secondo giro la corsa si fa più nervosa, con scatti e rallentamenti, fino ad un pericoloso serpentone lungo il rettifilo della provinciale.
Scarto, contatto, caduta nel gruppo. Mi cadono in tre davanti e finisco a terra anch'io, in una sinfonia di carbonio che mi rimane impressa nella mente. Cadiamo almeno in 8, di varie squadre. Sbatto solo il fianco destro e mi rialzo, disincagliando con fatica la mia bici dalle altre, in un groviglio di corpi e attrezzi che comincia a risuonare di imprecazioni, nei vari accenti d'Italia.
Cadiamo in tre della nostra squadra e alcuni compagni si fermano per sincerarsi delle nostre condizioni. Uno viene assistito dal medico per una brutta botta alla spalla, l'altro cerca una brugola per raddrizzare il manubrio. Dopo aver controllato l'entità dell’abrasione sotto il pantaloncino, ancora integro, sistemo la catena e riparto.
Sono solo. Riaccendo le luci per sentirmi più al sicuro nel traffico ma non ho più il traino del gruppo, che ti porta a 45 km/h pedalando appena. La corona è piegata, come pure Il deragliatore. Devo stare attento a far girare i pedali sempre in avanti, altrimenti la catena salta sul telaio.
I 10km finali mi sembrano i più lunghi. Ho tempo per pensare: come avrei potuto evitare la caduta, che stare a centro gruppo è pericoloso, come la racconto a casa, ecc. Finisco la gara su una leggera salitella e davanti al fotografo mi lascio andare ad un gesto di rabbia mista a felicità. Comunque ce l'ho fatta, per me sintesi più alta del ciclismo. La prossima volta andrà meglio, ora contiamo i danni.
Al rientro alla base chiudo la giornata con un centello. Inaspettatamente le gambe girano bene, fresche che è una meraviglia.
Si chiude così, non prima di una bella spesa in farmacia, questa tre giorni, segnata da un appetito intenso e dalla tensione mista a paura per le dinamiche della gara.
Il rientro in auto il giorno seguente è doloroso, anche in attesa del conto delle riparazioni. La famiglia accoglie e comprende. Il lavoro incombe. Tutto è ancora lì, come prima, con emozioni nuove e una cicatrice in più.
Come sono andati i campionati? Sono terminati venerdì: siamo primi, vincendo tutte le gare.
All'anno prossimo.
A cura di Enrico