
Era il 2006 e finalmente, dopo anni di tentativi, il sottoscritto riuscì a conquistare il brevetto del Prestigio. Sei granfondo, tra le più famose ma anche le più dure e selettive, di cui completare tassativamente solo i percorsi lunghi.
Negli anni precedenti, per un motivo o l’altro non mi era mai riuscita l’impresa. Lavoravo ancora assiduamente e poi avevo da badare ai miei genitori ormai anzianotti con una salute assai cagionevole. Anche quell’anno in occasione della 9 Colli mi capitò il classico colpo della strega che mi costrinse a rinunciare alla gara. Tentai in alternativa di entrare alla MDD in sostituzione di un compagno di squadra che rinunciava, ma ero in ritardo di due giorni per perseguire quella possibilità e l’organizzazione, molto ligia al regolamento, mi negò l’accesso alle griglie.
Provai ad iscrivermi nelle liste di attesa dell’Oetztaler, così per scaramanzia, tanto per avere la coscienza a posto. Per fortuna o per mia disgrazia pescarono proprio il mio nome e così, trascorrendo il mese di agosto ad allenarmi come un matto, anziché andare in spiaggia, col solo scopo di portarla a termine, affrontai quella che anche oggi è considerata la GF più impegnativa: 220 km e 5000 m di dislivello.
Arrivò l’ultimo fine settimana di agosto e raggiunsi l’obbiettivo e la tanto agognata linea d’arrivo, anche se con cinque (!) ore di distacco dai primi, e fu con grande orgoglio anche perché il raggiungimento di questo traguardo mi permetteva, concludendo la GF 5 Terre di Deiva Marina di conquistare finalmente il Prestigio.
Avendo appena terminato 15 giorni prima la Oetztaler, quella di Deiva mi appariva come una passeggiata con i suoi 180 km e meno di 4000 m di saliscendi. Il mio culo non era dello stesso parere perché durante la prova austriaca, con dodici ore di permanenza in sella, era ancora del tutto piagato. Così, senza nemmeno che mi sfiorasse l’idea di rinunciare, pensai di indossare per l’occasione un pantaloncino diverso da quello ufficiale della squadra pensando che avendo un fondello di sagoma e spessore diverso mi avrebbe in qualche modo agevolato.
Non fu così, ma comunque agguantai anche quel traguardo e finalmente conquistai il “prestigioso” Prestigio. Allora non era d’uso comune Facebook e tantomeno Strava e gli altri social, ma il direttore della rivista di ciclismo amatoriale con cui collaboravo, pensò bene, per gratificarmi, di pubblicare una foto che mi ritraeva in quell’ultima gara. Ebbene il Presidente della società in cui militavo mi fece osservazione, nonostante la maglia fosse quella della squadra, perché non vestivo il pantaloncino societario.
Non gli comunicai nemmeno la scusa di cui sopra, ben consapevole che semmai avrei dovuto avvisarlo prima che magari avrebbe provveduto a farmene avere un paio nuovo di zecca. Col Presidente di allora ero, nonostante ricoprissi la carica di Vice, già in conflitto per un’amministrazione un po’ piratesca da parte sua dei contributi degli sponsor di quel tempo. Quindi questo comportamento non fu per pura sottomissione ma perché capì che se anche gli altri avessero agito in questo modo, certamente l’immagine societaria non ne avrebbe giovato quando si sarebbe trattato di fare nuove convenzioni con gli sponsor. Perché anche se quegli anni erano già di trasformazione e di cambiamento, cinque cicloamatori, che vedete in foto, brevettati al Prestigio era considerato il minimo sindacale per una squadra di quei tempi senza per altro che nessuno si facesse l’idea di essere un campione assoluto.
Su questo stesso sito c’è scritto che la squadra predilige lo spirito non la casacca, ma non c’è scritto, perché mi sembra ovvio, che lo stesso spirito dovrebbe quantomeno evitare di farci indossare la maglia di un altro team!
Su questo sito c’è scritto che lo scopo prioritario del team è il divertimento. Se inizia a mancare quello…