Ed eccoci al weekend dell’evento granfondistico di maggiore spessore dell’anno, almeno come numeri.
A Cesenatico c’è la Nove Colli, non più quella di una volta, si continua a sentir dire.
I buracia sono in tre, numero magico, il Gatto, la Volpe e Coso, cioè Pattavina Suriano e il sottoscritto Beltrami. Non avendoci mai partecipato, per me in quel di Cesenatico è tutto nuovo.
Recuperato il pacco gara e i vari gadget, il lavoro del giorno é completato, indugiamo tra gli stand, numerosi ma sempre meno degli anni scorsi, si sente mormorare. Anche gli iscritti sono diminuiti, ma il movimento è comunque caotico e festaiolo.
Tanta musica, piadine ovunque, ruote panoramiche appollaiate ad inizio spiaggia, un’atmosfera che porta agli anni 90 con una veemenza incredibile. Sarò tratto in inganno dalle mie esperienze di mare d’estate in famiglia, quando da bambino capitò la settimana a Rimini in famiglia, ma qui tutto o quasi davvero sembra essersi fermato a quegli anni.
Tutti sono gentili in un modo genuino e non troppo interessato, arrivi dalla città e finalmente respiri aria di mare buona.
Gli odori prima di tutto, dalla sabbia scaldata dal sole, alla gomma dei prodotti dei negozi di articoli scadenti da mare, al profumo di cucina espulso da centinaia di condizionatori di ogni albergo, odore che mi sembra diverso da qualsiasi ristorante del resto d’Italia.
Dopo ci sono i sapori di piadine, crescioni e piadize, difficile fare 100 metri senza venire tentati da un comfort food di eccellenza del luogo, e chi deve fare 200km può permetterselo. Oppure un gelato puffo e amarena, in ogni caso gusti forzatamente colorati come andavano prima del 2000.
Anche la musica che si sente sul lungomare ha forti richiami alla disco che andava in quegli anni. Sembra a tratti di potersi sintonizzare con la radiolina portatile su Radio Deejay, Albertino ancora con i capelli lunghi che deve sciorinare i successi del momento, almeno fino a che le pile stilo reggono. E così capita incredibilmente di sentire in rapida successione “Show me love” di Robin S, “Children” di Robert Miles e “The Rythm of the night” di Corona. Questi successoni qui in Romagna passano indenni le rimostranze del tempo che avanza, vincono la battaglia contro le playlist del mese suggerite da spotify, e azzerano le riproduzioni di qualsiasi orrenda canzone dei cartoni animati o inascoltabile motivetto per bambini (e nonni) delle generazioni post 2000.
Pure le sale giochi e i piccoli parchi divertimento spuntano come resistenti erbacce tra alberghi e piccoli bazar, erbacce dai colori e suoni vividi, che attirano i quarantenni genitori e bambinoni, ancora prima dei figli mangia-gettoni.
In questo ambiente in cui il turismo e l’accoglienza regnano indisturbati da decine di anni, il carboidrato certo non manca.
Noi tre Buracia optiamo quindi per rafforzare lo stereotipo culinario del turista. Partiamo morigerati, per finire a mangiare due piade a testa. I professionisti anche due birre.
Gatto e la Volpe dopo un caffè rincasano nell’albergo oculatamente prenotato a molti chilometri dalla partenza forse per poter stimolare le gambe con un pre-gara. Io, che una quarantina ne ho fatti già nel pomeriggio, torno alla mia location, sapientemente scelta in quanto distanza dalla partenza, ma tronfio di birra e gasato dall’emozione, dimentico di dover ancora preparare un po’ di roba e cambiare il copertoncino posteriore squartato.
E così passa la notte, diversa da quelle cantate da Ligabue, niente bar Mario, ti giri nel letto da solo e sono le due, appena uscito dalla fase Rem, troppo presto. Ti rigiri e vedi che sono le 4, fra pochi minuti suona la sveglia. Non vorrai mica disturbare quei vicini di camera simpatici che ti hanno detto “in bocca al lupo” davanti all’ascensore poche ore prima, mentre loro uscivano per mangiare bere e fare schiamazzi in spiaggia, rigorosamente davanti al mio balcone. Disarmo la sveglia superflua, e si scatta in piedi per una colazione indigesta.
Il meteo poi si è reso disponibile a garantire la clemenza dichiarata la sera prima, nonostante alcuni spauracchi di piovaschi sparsi. Niente vento e freddo, ma in griglia si vede di tutto, piumini, sacchettoni di plastica, tute di flanella. Nonostante i molti tedeschi, nessun sandalo con i calzini.
Con le partenze scandite ogni cinque minuti, ciascuna griglia lascia Cesenatico in sicurezza e ogni volta sembra una festa, soprattutto per i due nonnini sul palco a cui é stata data una bandiera ciascuno da sventolare. Bellissimi, e sicuramente più allegri degli animatori che prevedevano già molte ore di separazione dal loro cachet.
La corsa si fa subito interessante, seguire i gruppi é facile e gradevole, in mezzo ad un’umidità inaspettata che a 40 di media e bassi battiti ti porta al primo colle. Finito di sbadigliare si inizia a fare sul serio, non solo da un lato agonistico, ma anche paesaggisticamente. Si entra in paesini fermi nel tempo, si sale di qualche metro di dislivello e visioni bucoliche tolgono attenzione alle ruote, il sole spunta dalle nuvole e gioca con l’umidità, fermarsi a fare foto però è sconsigliato.
I 3800 metri di dislivello, 3500 per i gps, richiedono rispetto, e presto ci si accorge che la durezza del percorso non sta solo nella somma dei numeri, ma anche nella loro distribuzione. Se una salita è al 5%, è spesso composta di tratti lunghi al 2%, impreziositi da sezioni al 15% da combattere a denti stretti, anche perché non sempre puoi scegliere le traiettorie migliori nei tornanti con molti corridori vicini.
I colli sono nove con qualche mangiaebevi, le strade sono pulite e sicure con molti pezzi rinnovati dopo i disastri subiti nel 2023.
I ristori impeccabili, personale svelto e ben organizzato, giusta abbondanza e scelta, sicuramente chi si è fermato ne è rimasto soddisfatto.
Chi non si fermato é stato comunque sostenuto dal tifo sfegatato presente vicino ai ristori, forse distribuivano assaggi alcolici nelle zone limitrofe. In due ristori era presente musica sparata con delle potenti casse che facevano capire la distanza dalla vetta negli ultimi tratti di salita. Ad un ristoro addirittura una band live energica.
Anche in queste situazioni la scelta musicale al mio passaggio ha rispettato la selezione SIAE regionale, con presenza degli anni 50 e 80. “Romagna mia” di Casadei, “Back in black” degli ac/dc, e “money for nothing” dei dire straits. Musica disco anni 90 preservata per la spiaggia.
Tanta gente sul percorso, con megafono o con corde vocali allenate, i più rumorosi sono sempre quelli che rimangono in testa nei ricordi visivi, anche se ammorbiditi dalla visione perimetrale di chi sfreccia sulle ruote.
Fa poi piacere vedere tanti bambini accompagnati dai loro adulti di riferimento, genitori e nonni, si capisce che osservano affascinati. Noi amatori, ciclisti della domenica, turisti delle due ruote e goffi imitatori dei pro, ai loro occhi ancora ingenui rappresentiamo la velocità e la libertà.
Gli occhi di un bambino fortunatamente non vedono che siamo amatori rotondi e scomposti, affaticati senza apparente motivo, pannolati a volte e con un allenamento inadatto, ma con delle bici scintillanti che fanno versi riproducibili ed evocativi.
Speriamo che in futuro rimangano affascinati dallo sport per la bellezza del sacrificio e del gesto, prima che dell’appariscenza.
La corsa supera tutte le difficoltà del percorso, anche gli ultimi due colli più semplici almeno sulla carta, ma resi pericolosissimi dall’assenza di presidi di sicurezza (unica nota negativa). Più volte ho trovato auto ignare o noncuranti dell’evento e del rischio di sporcare il parabrezza della propria auto con un ciclista. Con gli ultimi 30 km ad alte velocità da affrontare in compagnia di cambi regolari e non di succhiaruote, la pianura presenta due cavalcavia traditori che richiamano l’attenzione di tutto l’acido lattico accumulato.
L’arrivo a Cesenatico con curve dossi e ciottoli ricorda a tutti i mediocri che é meglio non scattare per guadagnare due posizioni se tanto sei merdesimo. L’indomani si va al lavoro. Il lavoro, quello si che è fatica.
Prima di pensare al lunedì, c’è spazio per una mangiata con tanto di 6 portate preparate da uno chef, birra open bar, gelato, caffè e acqua in bottiglietta illimitata. Rutto libero assicurato.
Pasta party da 5000 calorie interrotto ciclicamente da un gruppo spettacolo brasiliano, il quale stupisce i presenti con capoeira maschile e balli di avvenenti brasiliane discinte. A caso.
Come direbbe Christian de Sica a cavallo dei soliti 80 e 90: “delicatissimi”.
Per riassumere la giornata dei singoli, Suriano stacca un tempone paura, avendo dichiarato nei giorni precedenti che sarebbe andato a tutta, non poteva fare altrimenti.
Beltrami finalmente dopo quarant’anni di sport impara a gestire i crampi e capisce quando affidarsi ai watt e quando andare a sentimento. Dichiarata il giorno prima una media tra i 24 e i 25 orari, missione compiuta.
Pattavina arriva bene fino a dopo il bivio percorsi, ma un lancinante mal di schiena romagnolo gli spiega che “socc’mel” la bici oggi non va proprio. Annebbiato da una sofferenza inaudita, completa stoicamente i cento chilometri rimanenti con un buon tempo e finisce in albergo a mangiare amarissime caramelle zuccherate.
Come riassumeresti in una parola la 9 colli?
“Delicatissima!”