Strade Bianche è uno di quegli eventi, organizzati in parallelo con le corse dei professionisti, che sfruttando la stessa logistica possono far rivivere ai partecipanti quasi le stesse emozioni. Questa manifestazione, in particolare, penso, non avendola mai fatta, che abbia l’unicità delle strade appunto bianche, non asfaltate per lunghi tratti anche di salita, e l’impareggiabile arrivo in Piazza del Campo a Siena, una delle più belle al mondo. Il nostro Davide l’ha percorsa domenica scorsa, sfruttando la vicinanza del domicilio dei genitori della sua compagna Emmanuela. E’ partito comunque presto la mattina per percorrere quell’oretta in macchina per arrivare a Siena, non facendosi intimorire dal clima fresco e dal cielo coperto che non lasciava presagire niente di buono. Abbiamo tutti visto in televisione quello che ha procurato il percorso e il meteo ai ben più attrezzati professionisti: maschere di creta sul viso e vestiti di fango accompagnati da volti trasfigurati dalla fatica, non permettevano il riconoscimento dei corridori. Chi non si è stupito di non riconoscere il belga vincitore sul podio, una volta che si era ripulito? Ma veniamo al nostro Davide che parte cavalcando, a guisa dei pionieri del ciclismo, il suo ferro vecchio, il suo rottame De Rosa di quasi nove chili, non fidandosi delle proprie abilità sullo sterrato e preoccupandosi di rovinare il suo ultimo gioiello dalla orientale tecnologia. Si avvia quindi guardingo volendo testare più se stesso che il vecchio ma affidabile cancello. Poi via via aumenta constatando che sì, i tratti sterrati sono fangosi, ma forse meno insidiosi di quando privi di pioggia, più polverosi e quindi più ancora sdrucciolevoli. Però se in piano la fatica è il doppio perché l’attrito è maggiore e il fango sembra imbrigliare la ruota, in salita è un travaglio: la disco gommato posteriore non fa presa oppure sprofonda nella melma. Lunghe file di sconsolati ciclisti appiedati sono il contorno inevitabile a questi lungi tratti, ma il nostro ardimentoso corridore inarca la schiena e facendo uno sforzo incredibile sulle reni le percorre tutte, le erte, senza posare piede a terra. Coglie così all’arrivo un esemplare risultato cingendo al capo l’immaginario alloro dei cesari, già anticipo della fiera esaltazione di vestire oggi la corona di leader del TdG.
a cura di Giorgio Fronduti
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