Una domenica di granfondo che sembrava partire solo dopo molte defezioni. Anzitutto la defezione della domenica, visto che si corre di martedì, giorno settimanale di fine ponte, strade trafficate e autostrade pure. Il presidente salta perché in questo periodo poche volte salta di gioia, ma sicuramente si sarà divertito nella classica uscita con il resto del gruppo non impegnato in gare. Grasselli salta per cause familiari di forza maggiore, e ad entrambi vanno i più forti abbracci, sicuri di vederli presto in gruppo. A Verona, nonostante i 1500 iscritti dichiarati, si capisce subito che quelli che perderanno i grupponi, finiranno a dover tirare in solitaria la fine del percorso, i numeri parlano di meno di 800 ciclisti arrivati. Il paesaggio è stupendo, le tre salitine in Valpolicella con pendenze spesso e volentieri in doppia cifra fanno la selezione e preparano per la salitona sui monti Lessini, salitona a metà sul percorso corto che poi torna a Verona, e fatta intera fino a 1100 metri di altitudine intervallati da qualche saliscendi sul percorso lungo. Complimenti agli eroi di giornata, Colò e Barbieri. Giovanni arriva 50esimo sul lungo, mostrando i colori della squadra là davanti, ad una ventina di minuti dal vincitore. Armando si posiziona secondo di categoria sul percorso corto, mostrando i colori buracia alle premiazioni. Tra gli altri Iryna fora negli ultimi venti km, e finita la discesa, trascina Beltrami in una crono come solo lei è capace. All’arrivo i due si ritrovano uno scenario incomprensibilmente vuoto di indicazioni e servizio di gara, scoprendo poco dopo che il traguardo è stato tolto, forse su indicazione del prefetto, comunque per motivazioni legate al voler limitare e annullare lo spazio della granfondo e ridarlo ai turisti in calze e sandali. Scelta comprensibile dato che sotto l’arena vi era montato un bellissimo mercatino acchiappaturisti, ma totalmente irrispettosa per chi dopo 125 km si ritrova addirittura senza registrazione del tempo di gara. Inoltre l’organizzazione viene meno a quel “contratto” rappresentato in parte dal regolamento della manifestazione e in parte dal rispetto e dal buon senso, contratto che deve garantire una sicura giornata di divertimento per tutti i partecipanti e paganti, dal primo all’ultimo all’interno del tempo di gara. Tornando ai “buracia”, Fapanni paga forse i chilometri fatti nei giorni precedenti, o forse le sigarette accese nella vestizione, oppure entrambe le cose. Un applauso a Lea, instancabile e insostituibile fotografa e Marco Villa che in modalità apripista parte in avanscoperta rispetto al gruppo, e si fa trovare sulla prima salita, armato di voce grossa e cellulare per spingere i nostri all’attacco dei primi 14%.
Cambiamo regione e andiamo da Matteo M., che si è cimentato in gara domenica 29 in terra di Toscana. Una manifestazione molto particolare, arrivata alla seconda edizione, che ricalca in tutto la filosofia dell’Eroica, salvo per l’uso delle biciclette che è aperto anche ai modelli moderni e non esclusivamente a quelli storici. Per di più la Nova Eroica, così si chiama la gara, è competitiva anche se limitatamente ad alcuni tratti cronometrati su strada bianca. Sul percorso corto, che ha fatto il nostro corridore, erano tre e tutti molto impegnativi, non fosse altro perché appunto su strada sterrata. Il divertimento, i panorami e la fatica non sono mancati e Matteo ha ottenuto un ottimo 27° piazzamento assoluto nonostante una bici “gravel” noleggiata sul posto di ben oltre 10 kg di peso. Purtroppo però la sua categoria di appartenenza premia solo gli agonisti esasperati e non ha potuto fare meglio di un penultimo posto.
Arrivederci alla Gimondi.
a cura di Claudio Beltrami
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