Hai presente quelle giornate fredde invernali che sembrano lontane dagli eventi reali, in cui perdi tempo, guardi cose irrealizzabili, fantasticando che in un futuro ancora lontano le stesse cose possano materializzarsi come i sogni dei bambini?
In quel periodo ti alleni tra un rullo e un panettone e le frasi con buoni propositi decollano facili.
Proprio in quel periodo è nata l’idea su come occupare un weekend nel futuro di luglio 2023. Idee al vento forse, chi può dirlo.
Sta il fatto che ad una riunione del Buracia team, un gruppetto di teste calde si è fatto avanti con le stesse idee a casaccio, e si è disposta sul tavolo la voglia di tapasciate a due ruote, di farsi del male al culo per molte ore in bici, e di inanellare imprese sceme da raccontare in un futuro ancora più lontano. Un ciclismo da bar, insomma.
Si sono accese tante luci negli occhi delle stesse teste calde al nome della “Duomo Stelvio”, e allora ho pensato, “ora sono cazzi, l’ho detto, qualcuno ha recepito e condiviso, e ora non si scappa, 230 km con salita incazzata finale”.
All’avvicinarsi della data del 22 luglio, abbiamo smesso di scherzare all’eventualità di non essere abbastanza allenati, o di aver preso la cosa alla leggera, e ci siamo resi conto che, ciascuno a suo modo, eravamo pronti a raggiungere lo Stelvio da Milano, come luogo fisico e metafisico.
Il giorno prima, ancora un poco di preoccupazioni sul meteo, su cosa portarsi in tasca, e dubbi sulla effettiva tenuta degli allenamenti fai-da-te. Tutto scivolato via grazie ad una pizza a pranzo condivisa dopo il ritiro del pacco gara.
Ed eccoci qua, 5.30 di mattina, foto di rito in piazza del Duomo, e alle 6 in punto si parte. Un po’ di timidezza su via Manzoni, un po’ meno su via Palestro, da via Monza in poi si è partiti davvero. Un attimo e ti ritrovi fuori città, e quando cerchi di capire chi sei e cosa ci fai lì, vedi il cartello di Monticello Brianza.
Reciti dentro di te il mantra che dice “fino a Lecco in gruppo, fino a Lecco in gruppo”e dopo che hai battuto le palpebre ti rendi conto che il gruppo di testa nella cui pancia si sta benissimo, ti ha staccato per una disattenzione.
Ma questa non è una gara, e le gambe ci sono a mantenere comunque alte le medie.
Solo dopo aver superato Lecco ci raggiunge il secondo gruppone a toglierci ancora un po’ il vento.
Con il mantra in testa che recita “coca cola, coca cola”, arriviamo al ristoro di Mantello e via di carboidrati.
Si riparte sul sentiero valtellina, la ciclabile che ci accompagna tra viste stupende, stradine strette e sinuose da “fast and furious - Valtellina drift”, e davvero pochi passanti per essere un normale sabato. Tutto questo ha mantenuto le medie ancora alte, aiutato dall’assillante mantra nella testa composto dalle parole “Lovero 170km” e “panino”.
Fin qui meteo clemente, sia nelle temperature che nelle precipitazioni, ma per arrivare a Bormio la strada sale, il tratto aperto nella valle mostra nubi che lasceranno cadere presto acquazzoni importanti quanto limitati, e alcuni tratti con pendenze ben oltre il 10% fiaccano un poco la volontà.
Dopo il ristoro veloce di Bormio il mantra si trasforma in un numero molto semplice, 2758, che lo si guarda materializzarsi sul garmin pedalata dopo pedalata.
Che dire, la vista è stupenda, le condizioni magnifiche, e ballando sulle due ruote tra una pioggerellina e un sole caldo, a tratti speri che la salita non finisca per non interrompere quella goduria di stare in bici e di sapere di essere vicini a completare una bella pazzia.
Altro ristoro al passo, che certifica l’ottima organizzazione dell’evento, qualche foto di rito, e con un po’ di dispiacere ci si saluta per tornare all’albergo, alla doccia, alla cena e al letto.
Insomma, una giornata da ricordare, pedalata in compagnia, su un percorso sicuro e in paesaggi incantevoli, sicuramente da ripetere.
Davide conferma di scalare molto bene, e Matteo di avere un’ottima resistenza, nonostante le lamentele alle troppo alte velocità nella parte iniziale del percorso.
Io, in crisi alle rampe leggere prima di Bormio, ho imparato che è necessario modificare alcuni tratti della preparazione.
Quella decina di chilometri sono stati gli unici in cui ci siamo staccati fino a Bormio, ma è stato necessario per riprendere il ritmo e affrontare bene lo Stelvio, ciascuno col proprio passo, con il rispetto per il gesto atletico e per la mitica salita.
L’indomani si ritorna al lavoro, ognuno con i suoi problemi a saggiare “il logorio della vita moderna”.
Ma al posto di bere alcolici al carciofo, sono sicuro che nelle pause studieremo una nuova pazzia ciclistica, la prossima meta scema, il giro nel cassetto.
Si dice spesso che “Essere adulti è fare cose che non si ha voglia di fare ma senza piangere”. Ma si sa anche che ogni adulto ha dentro di sé il proprio io bambino da ascoltare e rispettare per stare bene, e noi da bambini si andava in bici.
P.S.:
Mentre ci gongoliamo di questa Duomo Stelvio, c’è chi ha completato un altro evento che polverizza le distanze, la “Venezia Dolomitica”, 400km con 4500 di dislivello. Complimenti al Tir, che pure strappa un tempo fantastico per i numeri dell’evento, ma soprattutto per la soddisfazione personale.