Cosa fa il Politecnico? Sforna ingegneri. Quanti ingegneri occorrono per organizzare una granfondo? Millemila! Come direbbe il famoso progettista del ponte sullo stretto. Chi se lo ricorda? L’Ingegner Cane – interpretato da Fabio De Luigi in un programma televisivo della Gialappa’s Band – che aveva testato gli elenchi del telefono come materiale più idoneo per costruire i piloni. Bè sicuramente lui non si è laureato al Polimi. Invece i dottorati che sicuramente hanno messo lo zampino nella prima edizione della PolimiRide hanno dimostrato di avere un bel manico. Una gara veramente ben riuscita! Sì è vero, oltre agli ingegneri e ai professoroni ha collaborato anche una società sportiva esterna, ma sicuramente anche scegliere a chi affidare un compito non è poi così facile. Le direttive devono essere state ben precise: il ciclista al centro delle attenzioni. Partiamo dal valore più importante: la sicurezza. Strade e crocicchi ottimamente presidiati anche ben oltre il passaggio del veicolo di fine gara. Percorso mosso, ma piuttosto facile, viste le medie, anche se con paesaggi non banali e situazioni di traffico quasi inesistenti. Nel bel mezzo di Piacenza sono riusciti persino a dividere l’afflusso delle auto da quello dei ciclisti su due careggiate diverse dello stesso viale. Indicazioni quasi perfette (Tonino non si è mai perso!): mancavano giusto i cartelli del conto alla rovescia degli (almeno) ultimi 5 km finali. Logistica encomiabile sia a Milano (per i ritiri dorsali e pacchi gara) che a Piacenza per il villaggio dove sono stati riuniti tutti i servizi con parcheggio anche coperto per mettersi al riparo dalla pioggia. Notevole la disposizione e scrupolosa guardiania del recinto chiuso per la custodia delle bici. Squisito il pasta party in un ampio cortile erboso del villaggio. Puntuali e sollecite le premiazioni sul palco. Pacco gara non esagerato (visti i tempi e il basso costo di iscrizione) ma assai gradito sommandolo ad altra sacca con prodotti alimentari all’arrivo. Notevole lo sforzo per unire anche le famiglie dei ciclisti, agguerriti sul percorso competitivo, con un itinerario turistico di una 20ina di km (sempre in bici) adatto anche a mogli e figli.
Che altro dire di una cosa quasi perfetta? Ah sì… che in tutte le cose perché riescano così bene ci vuole una abbondante dose di orecchio. Non so se l’ingrediente è stato messo anche questo a disposizione dagli ingegneri, ma sta di fatto che una prima edizione con l’esito nefasto di Giove Pluvio non avrebbe ammantato la manifestazione di cotanto encomio. Orecchio abbondante ha fatto sì che un meteo disastroso si sia girato in assolutamente mai pervenuta pioggia e alla fine, al pasta party, persino in sole splendente. Come direbbe Jannacci:
Perché ci vuole orecchio
Bisogna avere il pacco
Immerso dentro al secchio
Bisogna averlo tutto
Tanto, anzi parecchio
Per fare certe cose
Ci vuole orecchio
Dopo tutta ‘sta sbrodolata veniamo a noi! Partiamo menomati da quattro assenze pesanti. Landi per motivi famigliari, Pino e LucaLucaLuca per malattia, LucaEbbasta per impegni di lavoro e incertezza meteo. Si decide di dar fuoco alle proprie ultime polveri agonistiche e… tutti contro tutti anche se alla fine in tre (Baz, Davide, Lollaz) arrivano insieme appena dopo il Tir che fa quarto di categoria (mannaggia… un pelo dal podio). Poi giunge il Prof (a cui hanno brillato gli occhi tutto il giorno come a un bambino alle giostre) quindi MdP che precede il Patta reduce da una caduta a una rotonda (niente di grave, il prosecco guarisce tutto). Poi tocca all’esordiente totale, in gara e nel BTM, Diego che precede di poco il Luis e il suo ginocchio. Penultimo ma sesto di categoria Tonino senza banana e ultimo me medesimo col trapano e anch’io con gli occhi lucidi per essere tornato a tagliare un traguardo. Grazie a tutti i buracini per l’incantevole giornata passata principalmente nel terzo tempo a raccontarsela e a cazzeggiare. Grazie alle signore buracine e ai bimbi che sono stati anche premiati come del resto tutto il nostro Team come migliore terza squadra classificata. Grazie al Prof che ha fatto un pregevole atto di reclutamento. Rimarrà nella nostra anima ciclistica (quella che ti fa dire di notte nel sonno: “Che figata lo Stelvio!”) questa granfondo anche perché non è da tutti partecipare a una prima edizione! Alla prossima. Lunga vita al Buracia Team Milano!
a cura del Pres
P.S. Più sopra nel testo sostituire “orecchio” con “culo”
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