Eccoci giunti alla seconda edizione della Polimiride, che anche quest'anno vede una folta pattuglia di partecipanti del BTM -ben 8 elementi- per una gravellata molto ben disegnata nei dintorni di Mantova.
È leggero e scanzonato lo stile gravel: c'è il rampichino anni '80 con i cerchi da 26 (ogni riferimento a Guido è pura coincidenza), la bici da corsa del nonno riesumata dalla cantina, la gravel ultimo modello dai colori fluo, l'ibrida di tutti i giorni alla quale sono stati tolti il portapacchi e il seggiolino del figlio per l'occasione (ogni riferimento a me etc. etc.). Mancano solo le grazielle single speed che, per chi c'era, abbiamo ammirato scalare il Colle dell'Agnello solo due settimane fa.
Le distanze sono di 32 e di 75 km in rigoroso spirito non-competitivo e devo dire che mi trovo molto a mio agio dato che lo scorso anno, in un impeto testosteronico, mi ero iscritto alla gara competitiva finendo a pedalare tra i non competitivi, causa manifesta mancanza di mezzi atletici.
Dopo un ricordo e un minuto di silenzio per il prorettore del Polo di Mantova Bucci e per il Presidente emerito Napolitano si parte e, in men che non si dica, mi stacco dai più accaniti del Team -gente sempre col coltello tra i pedali. Tengo un'andatura dignitosa e comincio anche a divertirmi sui primi sterrati quando ad un certo punto scorgo la Volpe e il Bomber a bordo strada alle prese con una foratura. “C'è da sfuttare il momento..” penso tra me e me, in un impeto di grande miserabilità cicloturistica. E allora avanti imperterrito, dietro ai treni giusti a succhiare le ruote!
Al 40esimo km incontro il Gatto al punto di ristoro che mi chiede notizie degli altri; faccio un po' l'evasivo e riparto dicendogli che tanto mi avrebbero ripreso in un attimo. E di nuovo via tra gli stupendi boschi! I chilometri passano, comincio a subire le prime fatiche ma ancora niente: nessuno del Team alle mie spalle. Possibile che mi abbiamo superato tutti senza accorgermene?
Resto con un gruppetto capitanato da un quasi settantenne con una gamba spaventosa che ci mette tutti in fila e a tratti ci aspetta anche, ma stringo i denti perché siamo quasi alla fine e ancora nessuno. Mi giro e ancora nessuno.
Quando intravedo il profilo di Mantova sorrido sornione e mi dico: “Vai vai, non arriva più nessuno a riprenderti, avranno forato tutti, è l'unica spiegazione. Vai vai, spingi sui pedali, in fondo fai bene a sentirti un po' il Van Aert denoantri! Fai bene a tornare bambino come quando correvi al Parco Lambro sulla Saltafoss!”. Insomma pensieri di questo tenore fino al traguardo perché la bici è così: può farti esaltare all'improvviso senza motivo perché è una macchina a propulsione che acchiappa i sogni e i ricordi che oggi sono andati in fuga sulle rive del Mincio.
A cura di Diego A. Il Giovane
Nota del Prof: grazie a tutti i Buracia che ancora mi danno fiducia, nonostante le prove assai selettive a cui li sottopongo ;). All'anno prossimo per - quasi sicuramente- una nuova gravellata in un altro territorio tutto da scoprire...
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