Per pedalare a Milano c’è il BTM, in Liguria è da anni che faccio parte di una piccola compagnia di ciclisti una volta tutti appartenuti allo storico Velo Club Olmo il cui fondatore Gepin, natio di Celle, era famoso professionista degli anni 30.
Eravamo in sei, me compreso, cinque maschi e una quota rosa. Con gli ultimi anni l’affiatato gruppetto è andato via via immiserendosi.
Per primo ha abbandonato proprio il più giovane e potente. Appena andato in pensione (tanto per far capire di che giovinezza sto parlando…) ha avuto problemi all’anca, s’è fatto curare, ma in Liguria o c’è il Covid o c’è il Covid… gli ospedali non riescono a gestire due cose insieme e quindi l’operazione è stata un fallimento con dolori più forti di prima e il povero Sandro ora cammina con un bastone in attesa di un più fortunato intervento e bici non se ne parla.
Poi c’è stato Pierino (ex postino Cellese) che ha avuto problemi di cuore, non può superare tot battiti, soffre le e-bike e quindi scalchigna due volte su tre.
Poi c’è stata l’improvvisa scomparsa del più anziano. Ottantaquattro anni portati alla bersagliera, una vita di lavoro da edile e di pratica di tutti gli sport possibili. In tarda età aveva scoperto la bici, prima MTB e poi BDC, e non la mollava. Faticava un po’ in salita per il suo fisico tarchiato, ma in pianura lisciava i copertoni. Il figlio l’ha trovato l’anno scorso, allorché non tornava a casa per il pranzo, sul suo terreno seduto sotto un larice: sembrava dormisse. E ciao caro Gianni.
Poi c’è stato l’occhio di Lino. Un’infezione s’è mangiata tre volte la cornea. Dopo il terzo trapianto hanno deciso di cambiare strategia e a settembre che viene, dopo un anno di cure, avrebbe dovuto fare un nuovo impianto, ma ci si è messa un’altra malattia che non si è capito ancora bene cos’è e quindi demoralizzato e con poca forza pedala solo su sterrato con una e-bike. Lo scorta la sua compagna che era la quota rosa del gruppetto.
Tutta questa introduzione per spiegare che da quest’anno faccio girare il trapano solo soletto. Mi piace fare percorsi anche un po’ più impegnativi che il solito Mio Giretto che ho ribattezzato giro formaggino (Mio… formaggino… vabbè…) con la sola preoccupazione che se foro due volte, da solo, in mezzo ai bricchi, altro che GPS ci vuole per venire a recuperarmi. Però mi è sempre andata bene, fino ad oggi.
Stamattina faccio uno sforzo di concentrazione per affrontare il programma che avevo in mente fin da ieri, sarei rimasto volentieri a letto, ma basta convincersi a mettersi il primo capo d’abbigliamento per esempio la canotta nuova (grazie Jessica) e poi il resto vien da solo.
Ho in programma il Beigua bulicio (non sto a spiegare il significato del termine in Genovese) ma con un po’ di fantasia ci si arriva perché è la famosa salita, ma presa da dietro. È da sette anni che non lo faccio, allora avevo ancora la bici muscolare e quindi voglio vedere quanti PR su Strava riesco a fare.
Non vi sto ad annoiare oltre con la cronaca della salita, ma arrivo al punto che dopo nemmeno un chilometro di discesa, nel chiaroscuro del bosco prendo in pieno una buca tanto profonda che al piano di sotto ci abita il Sig. Satana. Giusto per garantirmi una immancabile visita al suddetto signore tiro giù un porco, ma ne avrei dovuti tirare due perché, il tempo di fermarsi, e mi accorgo che entrambe le ruote sono a terra.
Non resterebbe che chiamare casa e farsi venire a soccorrere ma sto a venticinque chilometri di distanza da fare tutti in salita per una strada non certo agevole e le madonne questa volta di mio figlio sarebbero garantite, anche se forse avrebbe il pudore di non dirmele di faccia.
Passa un ciclista che avevo intravisto in vetta. Pinarello e-bike e aria da fervente cicloturista solitario con tanto di zainetto in spalla che ogni volta che ne vedo uno mi viene da pensare: “Ma che cazzo c’hanno da mettere in un zainetto che è più piccolo di quello della Barbie!”
“Tutto bene?” Fa lui, rallentando.
“Tutto bene un cazzo! Ho forato tutte e due gli pneumatici e ho una sola camera d’aria!”
“Tutte e due?” Ripete inutilmente lui, ma almeno si ferma.
“Non è che hai la camera d’aria da prestarmi?”
E poi proseguo per rassicurarlo.
“Poi si scende insieme che se dovessi bucare a tua volta ti rendo la tua camera d’aria…”
Tira fuori la sua camera d’aria e me la porge con tranquillità.
“Grazie per il momento!”
Procedo con la riparazione della ruota posteriore, ma c’è qualcosa che non va nel gonfiaggio: l’attacco della pompa esce più volte dalla valvola.
“Posso provare con la mia pompa? – fa il cicloturista, farmacista, di Cuneo – Che la tua non mi sembra granché…”
Evito di fare tutto un panegirico condito di bestemmie a favore della pompa Buracia contro la sua scrausa di plastica affinché il sessantunenne piemontese non mi mandi affanculo e si riprenda la sua camera d’aria. E niente si accorge anche lui che non è un problema di pompa ma di valvola: è da 40 mm e troppo corta per i miei cerchioni.
“Ma non è che avresti un’altra camera d’aria con la valvola più lunga?” Chiedo io con la stessa speranza che si chiederebbe a un toro di stare attento al vasellame in un negozio di porcellane.
Apre lo zaino, lo stramaledetto famoso zaino dell’ostrega e, come un coniglio dal cilindro del prestigiatore, estrae la camera d’aria con la valvola giusta.
Con sole due pagine si è imparato a che serve lo zaino e che significa bulicio.
a cura del Pres
Domenica 29 Agosto si riprende a gareggiare. Ci sarà una sfida interna tra SS per la conquista della maglia nera?
Mercoledì 15 Settembre riunione mensile del Team. Al solito bisogna prenotare il proprio posto. Ci saranno le ultime adesione per la Gita Sociale, si ritirerà le quote ristorante e Bazzoffi ci darà gli ultimi ragguagli mentre Segat ci spiegherà la nuova procedura di pre-iscrizione al Team per 2022.
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